Nasce a Bologna l'Italia del Gusto e il progetto Bologna,Capitale del gusto (agosto 2006)

Nei primi giorni di agosto 2006, nasceva il progetto Bologna,Capitale del gusto... Ecco le note

di Trendy in quei giorni :


Alcuni volonterosi giornalisti assieme a pubblici Amministratori , artigiani e produttori agroalimentari, si sono riuniti in un ristorante di Bologna per dare vita all’Italia del Gusto e ad un progetto particolare denominato Bologna,Capitale del gusto

Non si tratta di una delle tante spesso benemerite associazioni di buongustai, ma di un’iniziativa tesa a valorizzare la gastronomia italiana e particolarmente quel prezioso patrimonio di prodotti agroalimentari e di sapiente elaborazione gastronomica di cui l’Italia è piena, anche se spesso li trascura, per superficialità o per esterofilia.

Spesso i nostri piccoli centri nascondono ancora queste perle, che tuttavia frequentemente non sono conosciute e promozionate.

Oppure lo sono anche troppo, ma in maniera distaccata dal territorio, così da creare delle vere e proprie mode alimentari, che però finiranno per provocare inevitabilmente delle mistificazioni o quanto meno degli stravolgimenti produttivi, giacché la struttura produttiva di questi piccoli centri non è in grado di rispondere adeguatamente ad un’improvvisa domanda di prodotto.

Lo scopo di Italia del Gusto è invece quello di valorizzare il territorio con tutte le sue caratteristiche: dalle produzioni agroalimentari alle bellezze paesaggistiche o artistiche alla sapienza umana che contiene. Bologna deve diventare il crocevia, il punto di incontro delle diverse terre del gusto, recuperando appieno la vocazione storica di capitale del buon e bello vivere.

Vogliamo assecondare la tendenza, sempre più rilevante di un turismo del gusto, teso alla ricerca di tutto quanto in un territorio è bello e buono, sia dal punto di vista estetico e culturale, che da quello di un sano edonismo gastronomico.

Questa impostazione ha innanzi tutto un valore umano perchè si inserisce in una concezione della vita non tesa ad una fruizione puramente consumistica dei periodi di vacanze, ma anzi rivolta ad una conoscenza di altri territori intesa come comprensione di altre culture ed anche della loro civiltà di produzione alimentare ed elaborazione gastronomica, che hanno senz’altro diritto di essere considerate un aspetto culturale a tutto tondo.

Intendiamoci, la nostra presa di posizione a favore dell’artigiano, sia come produttore alimentare che come ristoratore, cioè essenzialmente manipolatore e creatore di alimenti, non è una battaglia contro i mulini a vento, cioè contro l’industria alimentare, semplicemente riteniamo che, accanto all’inevitabile piano globalizzato di produzione alimentare industriale, debba essere valorizzata una produzione di alta qualità che può essere realizzata solo a livello artigianale e che per apprezzare adeguatamente questi prodotti sia necessario inserirli nel quadro complessivo del territorio e della cultura da cui provengono. In altre parole ci piacciono gli esploratori del gusto, non gli inflazionati guru del gusto, che pretendono di insegnarci che cosa è bello e buono quando, imparando ad usare i nostri sensi, possiamo essere tranquillamente capaci di capire da soli ciò che è bello e buono per noi, che è poi quello che conta.






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