Le delizie della marca gioiosa
BY BLOG CURATOR on 9 APRILE 2021 • ( 0 )
Le delizie della marca gioiosa
Treviso, sin dal Medioevo, è stata chiamata “Marca gioiosa et amorosa” per la sua fama di amore per le gioie della vita. Una di esse è senz’altro costituita dall’ottimo vino che qui si produce e si degusta volentieri: i trevigiani amano incontrarsi per “fare due ciacole” (chiacchierare) o per andare a bere “un’ombra de vin” (un bicchiere di vino); ma naturalmente il vino prepara e richiama un gustoso pasto, preferibilmente in buona compagnia. Abbiamo pensato dunque di visitare il territorio (cosa che consigliamo a tutti di fare appena possibile) per conoscere queste gioiose ed amorose delizie.
Innanzi tutto il vino, e quando si pensa a questo territorio il primo che viene alla mente è naturalmente il Prosecco, senz’altro il più famoso vino spumante italiano. Ma, data anche la grande estensione del territorio della DOC (9 provincie tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia), la qualità non è sempre la stessa.
Però qui nel Trevigiano esiste la zona di maggior prestigio, che tra l’altro si fregia della DOCG come segnale della sua elevata qualità: quella di Conegliano-Valdobbiadene, in cui le caratteristiche del terreno ed il microclima hanno permesso di ottenere un prodotto ineguagliabile.
Qui si producono ogni anno uvaggi di qualità eccelsa. Per capire l’importanza della selezione qualitativa, basti pensare che nella zona del Prosecco DOCG nel 2018 si sono prodotte 1,2 milione all’anno di bottiglie, mentre di Champagne nello stesso periodo sono state commercializzate 301,9 milioni di bottiglie!
Nel cuore di questo territorio, la microzona più famosa è collina del Cartizze, a forma di Pentagono, che si distingue da tutte le altre grazie all’ottimale presenza di 3 fattori: esposizione solare perfetta, essendo la collina interamente esposta a Sud; ventilazione costante e terreno argilloso, ricco di nutrimenti e drenante.
Il territorio del Cartizze
Questo vino, la cui denominazione esatta è: “Conegliano Valdobbiadene Superiore di Cartizze” o “Valdobbiadene Superiore di Cartizze” rappresenta il top del top e può ottimamente essere servito come vino per un brindisi importante, ma è eccellente anche come aperitivo ed anche con dolci cremosi come la torta millefoglie o al cucchiaio, e pure con la pasticceria secca e le crostate.
Per degustare questo splendido prodotto abbiamo visitato l’Azienda Agricola Garbare, sita a Santo Stefano di Valdobbiadene, appunto sulla collina di Cartizze.
Questa Azienda è praticamente quasi tutta dedicata alla produzione di Cartizze, nelle sue varie tipologie, e può essere considerata l’Università del Cartizze.
Ci ha accolto il proprietario, Sig. Mirco Grotto con due calici in mano, in cui ha versato immediatamente il suo fiore all’occhiello: lo splendido VALDOBBIADENE SUPERIORE DI CARTIZZE SPUMANTE EXTRA DRY che ci ha fatto subito innamorare: colore giallo paglierino brillante, con evidente sviluppo di micro-bolllicine, odore tipico e gradevole di fruttato, gradazione alcolica tenue (11,50°). Uno spettacolo!
Il Sig. Mirco ci ha poi spiegato che accanto a questa versione di Cartizze ne produce uno a residuo zuccherino zero, si tratta di uno Charmat lungo che sosta 5 mesi in autoclave, per poi continuare con il Prosecco superiore Docg Extra Brut, ed il Colfondo, una rifermentazione in bottiglia come da tradizione, dunque uno per tutti i gusti e gli abbinamenti!
Dopo una breve visita all’Azienda, per accompagnare un veloce, ma gustosissimo spuntino ci ha fatto degustare un GARBARA QUINTOVINO – SPUMANTE BRUT NATURE: un insolito blend di Glera, Pinot Nero e Chardonnay.
Il risultato è stato estremamente interessante e piacevole: il colore paglierino intenso, quasi dorato, il perlage fine ed elegante; il profumo complesso, con ricordi di ribes, albicocca e miele. Vino di buon corpo, asciutto con buona struttura acida particolarmente piacevole, con un ricordo di note fruttate.
Abbiamo chiesto al Sig. Mirco quale fosse il produttore delle squisite carni che ci ha offerto e ci ha parlato del Salumificio Spader di Mosnigo, a poco più di 10 Km. Abbiamo così conosciuto un’Azienda che ha fatto una scelta produttiva originale: non si è concentrata sugli insaccati, come ci si aspetterebbe da un’industria salumiera, ma si è specializzata nella cottura di grossi pezzi di carne da affettare; ha quindi scelto come proprio target principale quello dei rivenditori (rosticcerie, salumerie, ristoratori).
Porchetta alla Trevigiana
Una scelta coraggiosa che ha avuto grande successo, poiché i rivenditori hanno riconosciuto la grande qualità di questa produzione, che rispetta le tradizioni venete, pur con qualche doveroso excursus nella tradizione del Lazio (ad esempio la Porchetta alla Romana, che fa bella compagnia a quella tradizionale Trevigiana e alla Porchetta Arrosto, o il Guanciale all’Amatriciana, anch’essa affiancata a quella tradizionale, nelle versioni dolce, affumicata, aromatizzata al pepe e aromatizzata al peperoncino; ce n’è per tutti i gusti!).
Forse può meravigliare la proposta della Porchetta alla Trevigiana (che tra l’altro ha un grande successo!) in quanto si pensa che sia un piatto solo romano o comunque del Centro Italia. Invece è documentata come specialità trevigiana fin dal 1919, quando fu proposta da Ermete Beltrame nella sua birreria sotto il Palazzo dei Trecento a Treviso.
Guanciale all’Amatriciana
La produzione di cani di maiale, oltre a quelle di cui abbiamo parlato, comprende anche: la Pancetta stufata, il Prosciutto cotto alla brace e alla fiamma e soprattutto una vera delizia trevigiana: la Lingua salmistrata e cotta a bauletto.
Ma Spader ha allargato la sua produzione anche ad altre carni, in particolare a quella di tacchino, di cui propone il Busto arrosto, usando rigorosamente animali maschi di filiera italiana e al Manzo cotto all’inglese (quello che di solito chiamiamo roast beef).
Si tratta dunque di un ricco ventaglio di proposte molto gustose, che non potranno che essere apprezzate dagli operatori per la loro qualità e comodità di servizio, non meno che dai consumatori per il loro gusto squisito.
Dopo aver assaggiato queste delizie eno-gastronomiche, incominciamo a renderci conto della correttezza dell’appellativo: “Marca gioiosa et amorosa” con cui Treviso era ricordata!
Gianluigi Pagano
Commenti
Posta un commento