Dossier Slovenia - EMONA

 La leggenda vuole che sia stato l'eroe greco Giasone, nel suo viaggio di ritorno in Grecia, a fondare la città. Dopo aver rubato il vello d'oro a re Aites, l'eroe greco scappò con il suo equipaggio a nord, verso il mar Nero, per poi risalire il Danubio e la Sava, fino al fiume Ljubljanica. Qui, gli Argonauti smontarono la nave per poterla trasportare fino al mare Adriatico, dove fu ricomposta e con essa fecero ritorno in Grecia. Sulla strada per il mare, alle sorgenti del fiume Ljubljanica, si fermarono in un grande lago e in una palude dove viveva un drago. Giasone affrontò il drago, che in seguito sarebbe diventato il simbolo della città, sconfiggendolo e uccidendolo.


Preistoria

Già nel 2000 a.C., le paludi che circondavano la regione dell'odierna Lubiana iniziarono ad essere colonizzate dalle prime popolazioni che vivevano in edifici di legno su palafitte. Questi uomini vivevano di caccia, pesca, ma anche una primitiva agricoltura. Attraverso barche ricavate dai tronchi d'albero riuscivano a spostarsi all'interno delle paludi. Tracce di questi antichissimi insediamenti sono situati nei pressi di Ig (cittadina 10 km a sud di Lubiana) e sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2011. Durante il periodo successivo l'area fu un punto di passaggio per numerose popolazioni Il territorio fu in seguito colonizzato dai Veneti, ai quali seguirono la tribù illirica degli Iapodi e infine la tribù celtica dei Taurisci, nel terzo secolo a.C.


Nel 2002 sono ritrovati dei resti riconosciuti come la ruota più antica nel mondo nei pressi delle paludi di Lubiana



Età romana

La mappa del castrum Emona

A cavallo tra I secolo a.C e I secolo d.C., i Romani costruirono sul luogo di un precedente insediamento della tribù celtica dei Taurisci un importante castrum militare con il nome di Emona (o Aemona)[6], ponendola lungo l'importante via militare che collegava Aquileia con il Danubio presso Carnuntum e Vindobona, passando per Poetovio e Savaria. La fortezza era costituita da un perimetro di 435x523,6 metri[7], ai cui lati vi erano quattro porte principali e numerose torri ad intervalli regolari di 60 metri l'una dall'altra. Le mura erano alte tra i 6 e gli 8 metri e larghe attorno ai 2,5 metri. Tra gli storici e gli archeologici, non vi è ancora accordo sulla data in cui i Romani cominciarono ad occupare stabilmente la città: è discutibile infatti che i Romani, già nel 35 a. C. avessero trasferita qui una guarnigione militare permanente[6][7]; probabilmente il sito venne utilizzato come accampamento durante le campagne militari di Ottaviano in Illirico. Oggi si ritiene Ottaviano non abbia concesso il diritto di colonia alla città bensì Tiberio, che intorno al 14 d.C. assegnò alla città la tribù Claudia dopo l'avvenuto trasferimento a Carnuntum della Legio XV Apollinaris, di stanza nella città, a conclusione della Rivolta dalmato-pannonica del 6-9[6][8]. Durante il I secolo d.C., la città contava tra i 5.000 ed i 6.000 abitanti[9] e le sue case di mattoni, colorate e intonacate, possedevano già un sistema fognario.[9] Situata sul confine tra l'Italia (Regio X Venetia et Histria) e la provincia della Pannonia, posteriormente venne collocata nella Diocesi Italiciana, seguendone le sorti all'interno dell'Impero d'Occidente. Emona subì alcune distruzioni sia durante l'invasione germanica di Marcomanni e Quadi nel 170 (al tempo delle guerre marcomanniche), sia al tempo dell'anarchia militare, ad opera di Massimino il Trace nel 238. Nel 388, la città occupata dall'usurpatore Magno Massimo, salutò imperatore Teodosio I subito dopo la vittoriosa battaglia della Sava. Nel 452 venne distrutta dagli Unni guidati da Attila e la stessa cosa accadde da parte di Ostrogoti e Longobardi, che giunsero in città per poi penetrare in Italia.


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