1915-1917 – I TRISTI GIORNI DELLA VALLARSA Gregorio Pezzato racconta la Grande Guerra
“I tristi giorni della Vallarsa” è il titolo del volume che lo storico Gregorio Pezzato, ricercatore e
capogruppo degli Alpini di Vallarsa, presenterà al festival Tra le rocce e il cielo. Il volume è il
secondo di una serie di pubblicazioni di una ricerca storica che va da prima
dello scoppio del conflitto e fino alla ricostruzione. A raccontarci di cosa si
tratta è proprio l’autore.
- Cosa vuol dire,
per un Alpino, vivere la montagna e soprattutto la Vallarsa?
Innanzitutto vuol
dire amare la terra che ti ha dato i
natali, e questo credo sia la cosa più importante. Amare la terra vuol dire
andarne a ricercare le radici, la storia. Seguendo le indicazioni della sede
centrale dell’A.N.A. abbiamo iniziato a ricercare la storia della Vallarsa nel
corso della I guerra mondiale. Un percorso lungo che si perde un po’ negli
anni, risale ad una decina di anni fa. Parte dalle passeggiate sul territorio
che ci hanno permesso di scoprire trincee, gallerie, caverne, che erano lì e
non ne capivamo il senso. Da qui l’idea
di cercare di dare un senso a queste opere sul territorio e quindi abbiamo
iniziato una ricerca, sia nell’archivio di stato del Genio, poi all’archivio di
Trento, all’archivio parrocchiale, comunale, al museo degli Alpini a Trento,
cercando di recuperare tutti gli elementi che ci consentissero di dare un nome
e una collocazione ai manufatti che ancora rimangono. Quindi vuol dire amare
enormemente la valle.
- Da questa ricerca
è nata una serie di pubblicazioni, la prima presentata da poco dalla biblioteca
di Vallarsa, la seconda che sarà presentata proprio al Festival.
Il primo volume, presentato il 4 giugno,
si intitola “Vallarsa 1915” e cerca di raccontare la Vallarsa dai primi
del ‘900 fino allo scoppio della guerra. Se ne ricava l’immagine di una
comunità viva, di una comunità nella quale albergavano forti passioni,
politiche, civili. Una società nella quale prendono corpo alcune opere
importanti, che miglioreranno notevolmente la qualità della vita delle persone,
dall’ospedale all’acquedotto. Ci sono numerosi privati che cercano di portare i benefici della tecnica,
quindi la fabbrica di coppi, l’idea di sfruttare l’energia prodotta dall’acqua
per la fabbrica, per portarne i prodotti fino sulla strada provinciale. L’idea
di creare per esempio delle associazioni molto importanti come potranno essere
le famiglie cooperative o le casse rurali. Tutta una serie di iniziative volte
a fornire un certo benessere alla valle stessa.
All’interno c’è un tentativo di ribellarsi a quella che è
un’economia di sussistenza e la volontà di aprirsi verso l’esterno, quindi
l’80 per cento della popolazione che va a lavorare nei trerritori dell’impero e
una piccola popolazione che rimane. Questo comporta un notevole afflusso di
denaro che arriva nelle sei casse rurali che esistevano. Casse rurali che erano
gestite o dai maestri o dal clero, che destinano molto del loro tempo. Poi si cerca di migliorare la viabilità della
valle. C’è la costruzione di alcune strade ex novo come quella che da
S.Anna arriva a Bruni. C’è il progetto di alcune strade da costruire ex novo
come quella che da Bruni possa arrivare a Obra e Ometto che sono le ultime
frazioni della valle. La progettazione dell’acquedotto della sinistra Leno che
sfortunatamente troverà realizzazione solo dopo la guerra, con tanta sofferenza
da parte dei nostri nonni.
- Opere ed
infrastrutture che ci sono ancora e sono utilizzate anche oggi. Poi ci si
prepara alla guerra…
A partire dal 1906 poi l’economia della valle
cambia, perché l’Austria decide di rinforzare il
territorio, ovvero inizia ad essere realizzato quello che è definito lo
sbarramento Adige-Vallarsa. Era l’ultimo sbarramento che mancava per chiudere
il cuneo trentino che aggettava in Italia, dopo le fortezze di Riva e le
Giudicarie, le fortezze di Folgaria Lavarone e Luserna o le fortezze che oggi
fanno da confine con la provincia di Belluno. Il progetto della Vallarsa è un
progetto molto sofferto, si parte grossomodo nella seconda metà dell’’800 con i
primi progetti, e si trova una soluzione parziale nel 1911 con l’accettazione e
la progettazione dei due grandi forti
quello di Matassone e quello di Valmorbia a integrazione dello Zugna. Nel
frattempo si realizzano però le infrastrutture. Lungo la linea si realizzano
molte caserme, i cui ruderi sono ancora presenti, e questo crea un beneficio ma
dall’altra parte al Comune viene tolta
una grossa fetta di introiti perché i pastori non possono utilizzare le malghe.
E quindi poi si costruiscono strade, si migliora la viabilità e tutto questo
ferma l’emigrazione.
- Nel corso del
festival sarà presentato il secondo volume, sempre edito da EGON, che si
intitola “I tristi giorni della Vallarsa” e tratta la seconda fase di questa
storia della Vallarsa nei tempi della guerra.”
In questo libro si
è cercato di ricavare, in base ai documenti provenienti soprattutto dall’archivio
del Comune di Vallarsa, la vita della
Vallarsa dal 1915 al 1916, quindi che cos’è successo in un anno di
occupazione italiana. Una parte di popolazione non riusciva a capire il perché
fosse stata liberata, una parte di popolazione aveva accettato i “nuovi
invasori”. La vita riprende, purtroppo
con le limitazioni della guerra, quindi con il coprifuoco, l’impossibilità
di spostarsi liberamente ma anche la possibilità di cercare di continuare una
vita, quindi lavorare per dissodare e coltivare le campagne e i boschi ma anche
lavorare per quelle che erano le strutture di guerra perché l’esercito doveva
anche costruire. È un anno ricco di avventure, basti pensare al grande spostamento di popolazione della valle,
che dalla parte nord viene concentrata a sud. Il problema della scuola che il
governo italiano sente e che l’esercito mette in pratica. Un grande lavoro,
fino al maggio 1916 quando l’offensiva di primavera austriaca rimette in gioco
tutto e avviene una catastrofe dalle proporzioni bibliche. Fra il 20 e il 25 di
maggio la popolazione viene fatta
evacuare in maniera forzosa e in maniera graduale. Il libro cerca di
ricostruire ciò che avviene per quelle circa mille persone che sono state
portate in Italia a Legnago prima e Varazze poi. È un periodo di estrema
sofferenza, pensiamo solo a quello che succedeva alle famiglie: molte di esse
venivano separate con alcuni membri deportati in Italia, altri in Austria. Il libro si conclude con il rimpatrio dei
profughi. Quindi – documenti alla mano – quello che i soldati della I
armata hanno fatto per riportare in patria tutta questa massa di gente. Quindi
l’organizzazione dei treni, quella sanitaria, alimentare, scolastica e
logistica. Per 2-3 anni dal 1919 al 1921 la popolazione viveva nelle baracche
con tutti i problemi della ricostruzione e la sofferenza connessa. Il libro si
chiude con una frase tratta dal diario del parroco che sconsolato scrive “Sono
andato a chiedere udienza e aiuto all’onorevole Degasperi, sono stato a
chiedere aiuto ai deputati trentini ma alla fine tutti mi hanno dato la stessa
risposta: non c’è niente da fare”. Da qui il titolo “I tristi giorni della
Vallarsa”
- Questi due volumi
sono comunque il primo passo di una ambiziosa opera che vuole ricostruire tutti
i momenti della guerra fino alla ricostruzione,,,
Si, l’idea di fondo
è quella di cercare di vedere anno per
anno quello che è successo. Quindi il 1916 è praticamente finito, la
ricerca si è tradotta essenzialmente nel cercare una genesi a tutte le
mulattiere che segnano le montagne della valle, perché bisognava rifornire il
fronte. La seconda parte del ’16 è quindi dedicata essenzialmente a costruire
strade. Il 1917 è tutto fondato sul come nutrire quella grande massa di uomini
che si trovavano in quota. È la fase degli acquedotti, è la fase delle
teleferiche. Fino a Caporetto. Anche la notizia della tragedia di caporetto
arriva nel territorio della V armata che prosegue la fase di sbarramento.
Quindi la fase finale dei 1917 fino al 1918 vede le risorse dedicate a
rinforzare ulteriormente la Vallarsa. Il 1918 è anche l’anno della guerra di
mine, quindi abbiamo trovato una marea di documenti inediti che riguardano le
mine del Dente Italiano e la storia delle mine – per fortuna non esplose – del
Corno Battisti. Quindi speriamo anche di proseguire anche con questa operazione
culturale.
Il volume “Vallarsa
1915” è stato presentato dal Comune di Vallarsa e dalla Biblioteca comunale a
luglio. Edito da EGON è disponibile nelle librerie. Il volume “I tristi giorni
della Vallarsa” sarà invece presentato al Festival “Tra le rocce e il cielo”
domenica 1 settembre, giornata che il Festival dedica alla Storia.
Massimo Plazzer
mplazzer@gmail.com
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