Sacrario militare di Fagarè della Battaglia
Il Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia è uno dei principali
monumenti funebri dedicati ai caduti della Grande Guerra. Si trova poco
distante dalla riva destra del Piave, in un punto strategicamente
rilevante durante la Battaglia del Solstizio, dove il letto ghiaioso del fiume si restringe e crea una grande ansa.
Ospita i corpi di 5.191 soldati italiani riconosciuti, di un
austro-ungarico e di un americano nonché le spoglie di 5.350 combattenti
rimasti ignoti.
Il Sacrario che oggi si può visitare venne costruito nel 1933 dall'architetto Pietro del Fabbro e terminato due anni più tardi. In realtà, un primo monumento esisteva già dal 1919 quando Alterige Giorgi pensò ad un grande obelisco che ricordasse i caduti italiani e che celebrasse la recente vittoria italiana sull'esercito austro-ungarico. Questa grande opera fu affiancata poi da 4 bassorilievi ideati dallo scultore triestino Mascherini che ripercorrevano le tappe salienti del conflitto: "24 maggio 1915 L'entrata dell'Italia in guerra", "24 ottobre 1917 La barbarie nemica sul suolo della Patria", "15 giugno 1918 Di qui non si passa" ed infine "3 novembre 1918 Trionfo delle armi italiane". Ma il regime fascista, il quale aveva intrapreso la celebrazione della vittoria italiana con la costruzione di grandi sacrari (Redipuglia, Monte Grappa e Asiago su tutti), decise di ampliare ulteriormente questo luogo della memoria. Pietro del Fabbro pensò quindi ad una grande esedra di nove navate che custodisse i loculi dei caduti e che circondasse l'obelisco originale.
Il Sacrario è ben visibile dalla strada che collega Treviso a Oderzo. Sopra le navate si legge a grandi caratteri una delle frasi più celebri della Grande Guerra: "Il Piave mormorò non passa lo straniero". La visita inizia seguendo il vialetto a sinistra dove si possono vedere due cannoni da 105mm e un barcone, verde metallo, che venne utilizzato per la costruzione dei famosi ponti di barche sul Piave. Appena entrati, una teca custodisce quel che rimane del celebre muro di una casa di Fagarè su cui venne scritto "Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!" mentre nella prima navata, oltre ad ammirare i primi loculi, si apre una stanza che funge da piccolo museo con l'esposizione di alcuni reperti rinvenuti nella zona.
La visita prosegue camminando lungo le navate verso destra dove, in ordine alfabetico, si trovano gli altri loculi interrotti da una cappella sormontata da un grande mosaico in cui è raffigurato un fante morente, avvolto nella bandiera italiana e sorretto da Cristo. A lato si possono leggere il numero dei morti, le loro nazionalità e una lapide che riporta la poesia "Ucciso", opera di Ernest Hemingway e dedicata al suo amico Edward McKey, qui sepolto. Dopo la nona e ultima esedra, un'altra teca custodisce un secondo muro, sempre proveniente da un'abitazione di Fagarè, su cui fu scritta la frase "Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora" e i bassorilievi dell'obelisco originale, distrutto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale in quanto chiaramente anti-austriaco e anti-germanico. A salvarsi furono solo i bassorilievi, molto probabilmente smontati e nascosti dal custode fino al giorno della Liberazione.
Il Sacrario che oggi si può visitare venne costruito nel 1933 dall'architetto Pietro del Fabbro e terminato due anni più tardi. In realtà, un primo monumento esisteva già dal 1919 quando Alterige Giorgi pensò ad un grande obelisco che ricordasse i caduti italiani e che celebrasse la recente vittoria italiana sull'esercito austro-ungarico. Questa grande opera fu affiancata poi da 4 bassorilievi ideati dallo scultore triestino Mascherini che ripercorrevano le tappe salienti del conflitto: "24 maggio 1915 L'entrata dell'Italia in guerra", "24 ottobre 1917 La barbarie nemica sul suolo della Patria", "15 giugno 1918 Di qui non si passa" ed infine "3 novembre 1918 Trionfo delle armi italiane". Ma il regime fascista, il quale aveva intrapreso la celebrazione della vittoria italiana con la costruzione di grandi sacrari (Redipuglia, Monte Grappa e Asiago su tutti), decise di ampliare ulteriormente questo luogo della memoria. Pietro del Fabbro pensò quindi ad una grande esedra di nove navate che custodisse i loculi dei caduti e che circondasse l'obelisco originale.
Il Sacrario è ben visibile dalla strada che collega Treviso a Oderzo. Sopra le navate si legge a grandi caratteri una delle frasi più celebri della Grande Guerra: "Il Piave mormorò non passa lo straniero". La visita inizia seguendo il vialetto a sinistra dove si possono vedere due cannoni da 105mm e un barcone, verde metallo, che venne utilizzato per la costruzione dei famosi ponti di barche sul Piave. Appena entrati, una teca custodisce quel che rimane del celebre muro di una casa di Fagarè su cui venne scritto "Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!" mentre nella prima navata, oltre ad ammirare i primi loculi, si apre una stanza che funge da piccolo museo con l'esposizione di alcuni reperti rinvenuti nella zona.
La visita prosegue camminando lungo le navate verso destra dove, in ordine alfabetico, si trovano gli altri loculi interrotti da una cappella sormontata da un grande mosaico in cui è raffigurato un fante morente, avvolto nella bandiera italiana e sorretto da Cristo. A lato si possono leggere il numero dei morti, le loro nazionalità e una lapide che riporta la poesia "Ucciso", opera di Ernest Hemingway e dedicata al suo amico Edward McKey, qui sepolto. Dopo la nona e ultima esedra, un'altra teca custodisce un secondo muro, sempre proveniente da un'abitazione di Fagarè, su cui fu scritta la frase "Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora" e i bassorilievi dell'obelisco originale, distrutto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale in quanto chiaramente anti-austriaco e anti-germanico. A salvarsi furono solo i bassorilievi, molto probabilmente smontati e nascosti dal custode fino al giorno della Liberazione.
Via Postumia est 89 (Strada Regionale SR53), fraz. Fagarè della Battaglia
I-31048 San Biagio di Callalta (TV)
Tel. +39 0422 790395
Orari
Da martedì a domenica: 09.00-12.00 / 15.00-18.00
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