Il progetto COLLIO Doc Vino da uve autoctone presentato a Milano da Borghi d'Europa

Presso l'Osteria la Stazione l'Originale di Milano, si è svolto l'incontro di informazione per il progetto L'Europa delle scienze e della cultura, proposto dalla rete Borghi d'Europa. Nell'occasione sul tema de 'Il Friuli Venezia Giulia a Milano' è stato raccontato il progetto COLLIO Doc Vino da uve autoctone.


4 le aziende che hanno lanciato il progetto: Alessandro Dal Zovo, dg della Cantina, Kristian Keber dell'azienda Edi Keber, Andrea Drius di Terre del Faet e Fabijan Muzic dell'azienda Muzic di San Floriano del Collio. Il giornalista Alessio Dalla Barba ha aperto la mattinata con una introduzione storica sul Collio Bianco o Colliano, che era da sempre l’uvaggio del Collio fatto con Ribolla gialla in quantità maggiore e poi altre uve autoctone. Dopo la Grande Guerra fu dato maggior spazio alla Malvasia istriana e al Tocai friulano, che divennero gli altri due componenti del Bianco del Collio, assieme alla Ribolla gialla. Queste erano infatti le varietà previste nel disciplinare del Collio approvato nel 1968. Le percentuali per fare il Collio Bianco sono state cambiate a inizio Anni '90, mantenendo le 3 varietà - Ribolla gialla, Malvasia istriana e Tocai friulano – ma permettendo a tutte di essere fra 15 e il 55%. Alcuni anni dopo c’è stata la modifica che permette tutt’ora di utilizzare a piacimento varietà e percentuali: più spazio alla creatività dei produttori, ma meno riconoscibilità. Perciò i quattro vignaioli Keber, Muzic, Drius e la Cantina Produttori hanno deciso di uscire con il "Collio Doc Vino da uve autoctone": con l’utilizzo della bottiglia Collio Collio, l’uscita del vino dopo almeno 18 mesi dalla vendemmia, la presenza delle 3 varietà - Ribolla gialla, Malvasia (istriana) e (Tocai) Friulano – con prevalenza del Friulano, la possibilità di affinamento in legno ed altre regole di autodisciplina. Ognuno ha presentato il proprio Collio Vino da uve autoctone, tutti annata 2019, con altre annotazioni storiche riferite a quando nel 1922 al Re e alla Regina ospiti a Gorizia, in abbinamento alla “tazza di brodo reale” fu servito l'uvaggio “Vino bianco del Collio” e allo scrittore Francesco Babudri che, nel 1931, parla del “vino bianco del Collio” che a Trieste si abbinava alle trippe, dopo la mezzanotte alla fine del digiuno natalizio. L'obiettivo del progetto, che è aperto ad altri produttori, è di legare il Collio bianco al territorio, grazie alle varietà indigene e all'eleganza del vino, che esce 2 anni dopo la vendemmia.



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