FAI: PROTEZIONE DELL’AMBIENTE E DEI TESORI CHE ESSO CUSTODISCE ( Eurosostenibilità)
Avendo letto nel sito del FAI l’annuncio di un “Progetto Beni Sostenibili”, nato fin dal 2015, abbiamo voluto capire in che cosa consistesse. Abbiamo perciò interpellato il dott. Daniele Meregalli, Responsabile Ambiente FAI. Egli ha risposto gentilmente alla nostra curiosità:
“Curare luoghi speciali per le generazioni presenti e future è uno dei capisaldi della missione del FAI, è un impegno di alto profilo, coerente con il concetto di sviluppo sostenibile definito nel 1987 dalle Nazioni Unite. Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”- ci spiega - perciò molte delle attività che la Fondazione promuove e sviluppa, sia a livello nazionale sia a livello locale nei suoi Beni, sono allineate agli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030 definiti dalle Nazioni Unite, che riconoscono lo stretto legame tra il benessere umano e la salute del sistema naturale”.
Villa sei Vescovi, Luvigliano di Torreglia (PD)
E operativamente, come agite?
“Siccome i Beni da noi tutelati hanno in genere un’età considerevole, la prima cosa che abbiamo curato è stato l’efficientamento energetico, sia per ragioni di sicurezza (si tratta spesso di impianti elettrici vetusti) sia per ragioni ecologiche. Il nostro obiettivo è di ridurre al 2030 del 20% le emissioni di CO2. Perciò abbiamo provveduto al monitoraggio dei consumi, sostituendo le caldaie inefficienti, ed installando pannelli fotovoltaici, fino alle lampadine tradizionali, sostituendole con led. Ma questo non basta; per questo ci siamo dedicati con particolare impegno anche alla tutela del paesaggio, con un programma di gestione sostenibile del patrimonio culturale e naturale. In tale ottica abbiamo lanciato una campagna #salvalacqua, finalizzata alla sensibilizzazione sul tema del valore della risorsa idrica, sulla necessità di un suo uso consapevole, sul risparmio, ma soprattutto sulla necessità di implementarne il recupero e il riciclo. Il nostro impegno è di ridurre al 2030 del 20% l’impronta idrica dei beni, grazie ad una riduzione degli sprechi, all'utilizzo di acque non potabili per tutti gli usi possibili, e all’impiego di tecnologie storiche e innovative per il recupero delle acque meteoriche, delle acque grigie e per il loro riutilizzo. Il recupero di questi antichi sistemi tradizionali è spesso affiancato a soluzioni tecnologiche innovative, che permettono di intervenire nella maniera meno invasiva possibile e nel rispetto del contesto storico-architettonico in cui i beni sono posti. Ad esempio, fra i tanti potrei ricordare gli interventi al Giardino della Kolymbethra, nella Valle dei Templi, Agrigento. Premesso che Kolymbethra, in greco significa “piscina”, abbiamo notizia che ai tempi dell’antica città greca Akragas il vallone dove sorge il giardino era una grande piscina, una sorta di vivaio di pesci, abitata anche da cigni ed altri volatili, che venne in seguito interrata. In seguito ai nostri interventi, l’acqua che ancora sgorga dagli ipogei permette ora l’irrigazione di tutto il giardino: dell’agrumeto, degli ulivi, dell’orto e dell’area coltivata a rotazione a grano e delle fave sotto il grande ulivo secolare. I lavori di restauro hanno permesso di recuperare l’antico sistema irriguo di origine araba, costituito da due gebbie, ovvero due vasche di raccolta dell’acqua, e dal sistema di adduzione. Un altro intervento tecnologicamente assai complesso è stato quello del Podere Case Lovara a Punta Mesco, (La Spezia). Qui l’acqua è raccolta e riutilizzata in un efficiente circolo virtuoso. L’acqua del rio Gatta, assieme all’acqua piovana dalle coperture degli edifici sono filtrate e raccolte in dodici cisterne. Da cui l’acqua viene incanalata in due direzioni: da una parte torna alla rete irrigua, dall’altra passa da un sofisticato sistema di depurazione e potabilizzazione ed arriva nelle case rurali, dove è usata a fini potabili. Una volta utilizzata, l’acqua non viene dispersa ma è nuovamente recuperata: le acque grigie sono riutilizzate per gli scarichi wc mentre le acque nere sono mandate al sistema di depurazione reflui.
Podere Case Lovara a Punta Mesco, Levanto (SP)
Ma l’attenzione del FAI al recupero dell’equilibrio naturale, non si limita a questo, ma riguarda anche la fauna, iniziando dalla salvaguardia delle api e delle farfalle e più in generale degli insetti impollinatori, fondamentale per il benessere dell’uomo e degli ecosistemi. Infatti quasi il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore devono la loro riproduzione all’impollinazione animale, mentre l’80% delle piante da cui ricaviamo cibo e altri prodotti fondamentali per la nostra esistenza dipende dall’impollinazione da parte di animali come api domestiche e selvatiche, farfalle, coleotteri ma anche uccelli e altri vertebrati. Purtroppo dalla fine degli anni '90, molti apicoltori hanno iniziato a segnalare un'anomala e una repentina diminuzione delle colonie di api. I dati ci dicono che oggi più del 40% delle specie di invertebrati che garantiscono l’impollinazione, in particolare api e farfalle, sono a rischio estinzione. Ciò a causa del cambiamento climatico, ma anche delle profonde trasformazioni conseguenti alle attività umane (urbanizzazione, diffusione di un modello di produzione agricola legata alle monoculture…) ed infine alle sostanze chimiche usate nelle comuni pratiche agricole. Grazie ad una serie di accordi con apicoltori locali è stato possibile posizionare arnie in tantissimi beni del FAI, garantendo inoltre pratiche agricole ecosostenibili ed infine, con la progettazione del verde, costruendo habitat favorevoli attraverso la piantumazione di piante bee and butterfly friendly, ricche di nettare e polline. Ricordo infine la creazione di un giardino per le farfalle presso i Giardini di Palazzo Moroni (BG), con specie fiorifere, nettarifere e decorative per l’alimentazione degli insetti adulti e dei bruchi,.
Il FAI partecipa inoltre alla coalizione #cambiamoagricoltura – composta da 8 organizzazioni di tutela ambientale, del biologico e medici per l’ambiente – con cui ha attivato la campagna europea “Living Land”, con l’obiettivo di contribuire alla riforma della prossima Politica Agricola Comune a sostegno di modelli agricoli più sostenibili e di un ambiente “a prova di ape”.
Ma vi limitate alla tutela degli insetti?
“Certamente no, ad esempio mi piace ricordare la tutela dei rondoni, che sono un importante esempio di «specie ombrello» e cioè una specie la cui conservazione attiva comporta indirettamente la conservazione di molte altre specie dell’ecosistema. Il FAI si è impegnato anche in questo campo, ad esempio recuperando in maniera adeguata le strutture che storicamente erano presenti in alcuni dei nostri beni e che possono ancora oggi rappresentare un rifugio adatto alla nidificazione. Tali strutture, chiamate “rondonare”, erano utilizzate dal XV secolo fino al XX per attrarre prima i rondoni e più tardi anche i passeri, a quel tempo con scopi alimentari. Oggi, cessato il fine alimentare, cerchiamo di recuperare questi nidi artificiali per garantire ai rondoni degli spazi sicuri dove nidificare. Infine la nostra azione si rivolge alla tutela della biodiversità, particolarmente nel campo della produzione agricola. Gestiamo attività agricole in ambienti tra loro molto diversi; dalla limonaia della Baia di Ieranto a Massa Lubrense (Napoli) a livello del mare fino ai pascoli dell’Alpe Pedroria e Madrera a Talamona (Sondrio), a 1.900 metri di quota. I nostri Beni infatti sono costituiti da circa 700 ettari di territorio protetto e gestito, con diversi ambienti che vanno dalla macchia mediterranea, alle zone umide, al bosco collinare fino appunto agli alpeggi. Cerchiamo di incrementare l’offerta dei prodotti e al contempo di recuperare assetti agricoli e saperi perduti con il tempo o con l’abbandono dei territori, nonché contribuire all’equilibrio ambientale con la sistemazione idrogeologica ed il riequilibrio ambientale”.
Ringraziamo della cortesia e ritorniamo a casa, rassicurati che c’è chi si preoccupa di conservare non solo i tesori archeologici ed artistici della nostra terra, ma anche il suo equilibrio (e riequilibrio) naturale.
Gianluigi Pagano
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