Rinascimento bolognese

 




Bologna è sempre stata una città molto attiva, ma forse più attenta a sviluppare le proprie potenzialità che a farle conoscere. L’unica cosa di cui i Bolognesi sono sempre stati veramente orgogliosi è stata l’”Alma mater” (studiorum), l’Università più antica del mondo occidentale, nata nel 1088. Per il resto i Bolognesi hanno pensato a godersi la propria città, piuttosto che a promuoverla.

Basti pensare che la più famosa cartolina illustrata di Bologna è questa:



Cartolina illustrata del XX sec.


che di Bologna reclamizza tre attrattive: le torri, i tortellini …e le tette! Tre plus indubbiamente piacevoli, ma non tali da muovere colonne di turisti.

Probabilmente Bologna si è sempre sentita minacciata dalla vicinanza di due giganti del turismo come Firenze e Venezia.

Negli ultimi anni tuttavia la città è stata frequentata da comitive sempre più numerosi di turisti italiani e soprattutto stranieri. Ciò ha meravigliato i Bolognesi e gli stessi operatori, i quali forse davano per scontate le eccezionali caratteristiche della propria città.

Da ciò è nata un particolare impegno di tutti, Autorità, operatori e semplici cittadini, a valorizzare le eccezionali caratteristiche, della propria città, iniziando un fenomeno che potremmo chiamare Rinascimento Bolognese.

La specificità della città non è rappresentata solo dalle torri (che comunque non sono solo le due più celebri, ma molte di più, anche se molte sono andate distrutte: pare che ai tempi di Dante fossero cento!).

Ciò che distingue il tessuto urbanistico della città sono innanzi tutto i portici (complessivamente 53 Km.) con un’eccezionale varietà di stili artistico-architettonici, rappresentativi di diverse epoche e che sono candidati per essere inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco per il 2021.

Portico della Chiesa dei Servi



Il più lungo (e famoso) di essi è il Portico di San Luca, costruito tra il 1674 e il 1721, con 3.796 metri di portico ininterrotti per un cammino che, sempre al coperto, dalla Porta Saragozza porta al Santuario della Madonna di San Luca e consta di 666 archi di portico.




Un altro elemento importante del tessuto architettonico di Bologna, anche se piuttosto sconosciuto, è la rete di canali che nei secoli scorsi permettevano di giungere da Bologna al mare in barca. Ciò è stato particolarmente importante quando Bologna era il centro europeo della produzione della seta, (tra XV e XVIII secolo) e quindi aveva bisogno di un facile contatto con il mare e particolarmente con Venezia, importante mercato essa stessa e ponte per raggiungere tutta l’Europa. A questa rete di canali diede un importante contributo lo stesso Leonardo.

Le attrazioni di Bologna non si limitano all’architettura ma hanno un'altra fondamentale componente: la cultura gastronomica, anch’essa candidata a divenire patrimonio Unesco. La città infatti si trova al centro di una regione che è un po’ la Food Valley del Paese, con la maggior concentrazione europea di prodotti a marchio dop e igp, fra cui campioni di export come Parmigiano-reggiano, Grana padano, Aceto balsamico, e salumi vari: Bologna è un punto di equilibrio e sintesi tra cucina emiliana, basata su carni bovine e salumi e quella romagnola, che preferisce carni ovine, ma soprattutto verdure e pesce.

Bologna ha magnificamente sfruttato questa posizione privilegiata, elaborando una succulenta produzione gastronomica, tanto da indurre l’Artusi, che era Romagnolo e quindi non particolarmente filobolognese ad affermare: “quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, che se la merita”.

Tortellini



Tale patrimonio si basa prima di tutto sulle minestre: innanzitutto i Tortellini (tradizionalmente in brodo di cappone, ma spesso anche alla panna, benchè considerati eterodossi; l’importante è che siano abbondantemente irrorati di Parmigiano “come se piovesse” per riportare l’immagine petroniana).

Ad essi fanno buona compagnia Lasagne e Tagliatelle, nonché Tortelloni (alla ricotta e prezzemoli) ed infine i Passatelli in brodo. Ma la cucina bolognese non si limita ai primi, spazia anche nei secondi: dal Fritto Misto alla squisita Cotoletta alla Bolognese, in cui la fesa di vitello viene accompagnata da prosciutto e fette di parmigiano, poi panate e finalmente soffritte. Non potevamo poi dimenticare la regina dei salumi: la mortadella conosciuta in tutto il mondo e spesso chiamata Bologna per antonomasia. (Non vi so dire la fitta al cuore che prova un bolognese quando sente ordinare: “Mi dia 2 etti di Bologna”…!

Anche il patrimonio vinicolo è di tutto rispetto, nonostante la crisi della filossera della fine ‘800 abbia obbligato a sostituire tutti i vitigni tradizionali, salvo il Pignoletto, ora Docg, che da alcuni anni ha un successo travolgente, che sarà destinato ad aumentare con la fusione del Consorzio Colli Bolognesi (di cui il Pignoletto fa parte) con quelli del Lambrusco, creando quindi un potente Ente promotore.

Tutto questo patrimonio di cultura enogastronomico ha ispirato la nascita di FICO, “il parco del cibo italiano più emozionante del mondo. Un viaggio unico tra i sapori del Bel Paese. Un luogo dove vivere il cibo è un’esperienza, esplorare le sue produzioni una scoperta”.

Grazie a queste caratteristiche, finalmente valorizzate come meritano, sta davvero iniziando per il turismo nella città un vero Rinascimento Bolognese, che è stato interrotto dalla crisi del Covid, ma non potrà essere fermato.

Gianluigi Pagano




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