PROTEGGENDO LE API PROTEGGIAMO NOI STESSI
Se
le api scomparissero dalla faccia della terra,
all’uomo non resterebbero che quattro
anni di vita.
(Albert Einstein)
Per salvare le api e gli ambienti naturali in cui questi fondamentali insetti vivono, oggi più che mai messi a repentaglio dalle più svariate forme di inquinamento, Veneto Agricoltura installerà in alcune località di tutte le province venete nove arnie elettroniche con l’obiettivo di monitorare sia le condizioni ambientali in cui le arnie stesse vengono collocate, sia le condizioni di salute delle colonie di api, contando il numero di api in entrata e in uscita, la temperatura interna ed esterna e il peso. I dati raccolti, trasmessi da una centralina in remoto, permettono di tenere costantemente sotto controllo lo stato sanitario e l’andamento delle colonie di api.
Questa interessante iniziativa regionale si collega ad un'altra iniziativa: il progetto Interreg Italia-Slovenia “BeeDiversity”, (https://bit.ly/3mQ37e9) il cui obiettivo è proprio quello di migliorare la biodiversità tramite la gestione innovativa degli ecosistemi e il monitoraggio delle api, con un focus specifico sul rapporto tra pratiche agricole e vitalità delle loro popolazioni.
Nell’ultima decade di marzo sono iniziate le semine del mais in varie aree della pianura veneta. Nel periodo tra il 29 marzo e il 10 aprile sono state effettuate le semine del mais nell’azienda Vallevecchia (Caorle, VE), dove sono già attive stazioni di rilevazione apistiche (arnie elettroniche). Le semine del mais sono un momento critico della convivenza agricoltura api, in quanto sono state associate a morie delle api, principalmente per l’effetto di insetticidi utilizzati alla semina, perciò rappresentano un momento critico per valutare la possibile convivenza delle due esigenze produttive.
Questo interesse del Veneto per il comparto apistico non è una novità, in quanto la cura delle api in Veneto risale a tempi antichissimi, ad iniziare dalla Preistoria. Pare infatti che spetti all’Altopiano di Asiago la più antica documentazione paletnologica del rapporto tra api e uomini. con reperti databili a circa 13.000 anni fa, alla fine del Paleolitico. Sono pitture in ocra, realizzate su pietra locale, raffigurano simbologie antropomorfe, zoomorfe, fitomorfe, ecc., sulle quali ematiche, impronte di mani ma anche, e per la maggior parte, superfici con semplici tracce di colore. Sulla sola superficie dipinta delle pietre è stata rilevata la presenza di cera d’api che potrebbe essere stata il legante delle pitture, oppure che potrebbe essere aver avuto una funzione protettiva.
Tale interesse non cessò mai passando dall’epoca Romana a quella della Serenissima, fino a giungere alla grande figura di František Hruschka che,sebbene non fosse italiano di nascita, fece le sue imprese apistiche in Italia e precisamente a Dolo , dove fondò una fiorente azienda apistica che esportava in Germania api italiane (ma anche attrezzature per l’apicoltura come l’estrattore centrifugo di miele che venne inventato proprio da lui). Ma oltre che per l’invenzione dello smielatore centrifugo, che lo ha reso una delle personalità che hanno maggiormente contribuito allo sviluppo dell’apicoltura mondiale, Hruschka ha avuto il grande merito di aver enormemente contribuito all’ammodernamento ed al progresso dell’apicoltura italiana, per cui si può dire che il Veneto grazie a lui, è stato una delle culle dell’apicoltura moderna italiana e, come vediamo anche oggi ne cura l’evoluzione ed il miglioramento.
G.P.
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