L'Associazione l'Altratavola e le Terre De.Co - Il viaggio del 2023

 

L'Associazione l'Altratavola, sviluppa il Percorso I Borghi del Gusto, nel quadro delle iniziative europee di Borghi d'Europa.

Nel corso del 2023 i giornalisti e i comunicatori dell'Associazione visiteranno le Terre de.co di alcune regioni italiane, realizzando servizi informativi multimediali .



Alessandra Favara, giornalista  (https://www.informacibo.it/de-co-che-cosa-significa ) :

" De.Co significa Denominazione Comunale ed è un riconoscimento che il comune attribuisce ad alcune preparazioni alimentari, ma non solo. Il vostro ha dei Prodotti agroalimentari a denominazione comunale d’origine? Li avete mai visti o provati? Sapete cosa sono? Ecco una piccola guida per scoprire il mondo dei prodotti De.Co, perché esistono e come sapere quali sono.


La denominazione comunale è un riconoscimento che gli enti locali, i comuni, attribuiscono a quei prodotti ritenuti in qualche modo “tipici” o legati storicamente al luogo, e che non hanno altri riconoscimenti, come Dop, Igp, Stg, Pat o altro.

Non è un marchio europeo, ma è un riconoscimento comunale che viene attribuito quindi dall’amministrazione comunale. Di solito, quando un ente decide di attribuire un marchio De.Co, crea prima di tutto una commissione apposita, a cui perverranno le richieste dei produttori che vogliono proporre il loro prodotto per il riconoscimento. Dopo una valutazione a cura della commissione, il prodotto viene accettato o meno.

Questi marchi di garanzia sono nati in seguito alla Legge n. 142 dell’8 giugno 1990, che dà infatti ai Comuni la facoltà di disciplinare in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali.

La De.Co., quindi, dimostra l’origine locale del prodotto, ne racconta e fissa la sua composizione e ne garantisce gli ingredienti ai produttori del territorio e ai consumatori.

E’ un modo anche di fare marketing territoriale e dare un’identità riconosciuta a un prodotto territoriale locale.

Come si fa per ottenere la denominazione comunale di origine De.Co.? Le maglie per proporre la propria creazione enogastronomica sono più ampie rispetto alle Dop e Igt. L’importante è che il prodotto che si propone sia legato per qualche motivo forte e storico al comune per cui si vuole ottenere il marchio.

Può anche trattarsi di un solo produttore, per esempio che produce dei biscotti particolari per una ricorrenza comunale, o un prodotto ricavato da antiche ricette locali. In generale dovrebbe trattarsi di un prodotto lavorato, un piatto, una ricetta, ad esempio biscotti, un pane particolare, una salsa, ecc…

Una volta ottenuto il riconoscimento, viene depositato in Comune una sorta di “disciplinare”, un documento dove sono racchiuse le caratteristiche, la storia e in certi casi anche la ricetta che hanno portato il prodotto a ottenere la denominazione  comunale.

Ci sono tre gruppi per le De.Co: su un prodotto tipico, su un prodotto dell’artigianato alimentare o su un prodotto dell’artigianato. Esistono insomma diverse tipologie di De.Co: per la tutela di un prodotto tipico, oppure un prodotto dell’artigianato alimentare o un prodotto dell’artigianato locale. Si può appunto tutelare anche una ricetta, come ad esempio la ricetta del Brodetto alla Sangiorgiese,  il risotto alla milanese che è un prodotto De.Co di Milano, come lo è anche il panettone di Milano. Ad Angera, un piccolo comune in provincia di Varese sul lago Maggiore, hanno creato la De.Co dei “Panini millenari”, dei panini ricavati recuperando la ricetta da antichi ritrovamenti archeologici (Angera è al secondo posto dopo Pompei per i ritrovamenti di pane nelle necropoli).  Degli esercenti locali hanno ricreato i panini partendo dagli ingredienti antichi e utilizzando unicamente farine biologiche macinate a pietra e lievito naturale.

Può essere De.Co anche una festa legata alla tradizione di un piatto o di un prodotto, con una certa storicità e legata alla comunità: per esempio è De.Co anche Fiera del Bue grasso di Moncalvo (At). Si può tutelare anche un sapere legato al territorio, come una tecnica di pesca o coltivazione, o un terreno. Qualche esempio? I muretti a  secco di Arnasco (Sv) o le tartufaie. Infine, c’è anche il filone delle De.Co. multiple, come ad esempio la De.Co. sulla pasticceria alessandrina, che tutelano tradizioni che riguardano sia elementi del primo che del secondo gruppo. "

A tutt ' oggi i giornalisti di Borghi d'Europa si sono occupati dall'aglio rosso di Sulmona (Abruzzo), dei prodotti de.co, del Comune di Molinella (Bologna), delle patate de.co, di Pagnano d'Asolo (Treviso) e dei prodotti de.co. del Comune di Macerata Feltria (Marche).


La storia della associazione l'Altratavola




Nel 1989, il giornalista ed enogastronomo Luigi Veronelli interveniva a Padova al ristorante Antico Brolo (allora ubicato in Prato della Valle), per tenere a battesimo con la rivista L’Etichetta l’associazione L’Altratavola.

Presidente dell’associazione fin da quell’epoca il giornalista padovano Renzo Lupatin, che vuole riproporre oggi, all’interno del percorso informativo di Borghi d’Europa, le tappe più significative di ‘quella’ storia. Storia che ebbe inizio con un inserto importante nella rivista diretta da Luigi Veronelli, ‘Padova in cucina’.

Le iniziative di informazione si collegano oggi  al progetto L’Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI – Iniziativa Adriatico Jonica, Forum intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica.

Lupatin seguiva le iniziative speciali della rivista L'Etichetta nelle province di Rovigo e Padova, una passione che gli derivava da un lungo impegno politico-amministrativo nella comunità padovana.

L’incontro con il giornalista Bruno Sganga, coordinatore delle iniziative editoriali di Luigi Veronelli, aveva portato alla nascita del sodalizio e alla creazione di un percorso che porterà a Borghi d’Europa. L’Associazione l’Altratavola era nata per iniziativa di un gruppo di imprenditori e giornalisti del settore agro-alimentare, provenienti dal Piemonte, dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto.

L’Associazione ha sempre voluto collegare i diversi protagonisti della filiera ,in una sorta di ‘triangolarità’ originaria : produttori, operatori del mondo dell’informazione e della comunicazione, operatori commerciali (siano essi ristoratori, osti, enotecai,esercenti, macellai,gastronomi, ecc.).

Lo scopo : sviluppare iniziative di orientamento alimentare dei consumatori mediante campagne di informazione ‘mirate’ nelle comunità locali e creare una alleanza dei produttori e degli operatori commerciali onesti, capace di valorizzare il Made in Italy a Tavola.

Il Movimento aveva sempre esplicitato nel suo percorso storico, una sorta di riferimento ‘ideale’ alle battaglie che il giornalista enogastronomo Luigi Veronelli aveva condotto in difesa della qualità.













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