IL TABACCO NOSTRANO DEL BRENTA - La presentazione all'Antica Trattoria alla Fossetta, in occasione de Il Cammino delle Identità

 



Una leggenda della valle del fiume Brenta ricollega le origini della tabacchicoltura valligiana alla figura di un monaco benedettino che di ritorno dalle Americhe ne avrebbe recate le sementi nascoste nel cavo del suo bastone.

Elemento di verità storica rilevabile nella leggenda è proprio il fatto che la pianta di tabacco fu introdotta nella valle dai monaci benedettini del Monastero delle Santa Croce di Campese sul finire del ‘500.

La coltivazione si diffuse rapidamente oltre le mura del monastero in virtù dell’utilizzo del tabacco quale pianta medicinale utilizzata in polvere per la cura delle malattie respiratorie.

Si diffuse, oltre alla coltivazione, anche la nuova usanza del ‘’ tirar tabacco ’’ ovvero l’utilizzo tra la popolazione del tabacco da fiuto.

Nei primi anni del ‘600 la coltivazione e l’uso del tabacco si espanse sempre più nel territorio veneto al punto che la Serenissima Repubblica di Venezia avvertendone il valore commerciale pensò di trarne un beneficio fiscale.

Il 13 febbraio 1654 ne assunse il Monopolio vietandone per legge la libera coltivazione e vendita.

Fu proprio da questa data che la storia del tabacco Nostrano del Brenta iniziò a differenziarsi da tutti gli altri tabacchi italiani ed europei.

I paesi posti sulla riva destra del fiume, ai piedi dell’Altipiano dei Sette Comuni, richiamandosi ad alcuni antichi privilegi concessi loro proprio da Venezia non riconobbero le regole del nuovo Monopolio e continuarono liberamente a coltivare il loro tabacco.

Seguì un secolo di lotte in cui i funzionari del Monopolio veneziano salivano in valle per espiantare le coltivazioni ritenute illegali, un periodo di duri scontri ricordato come la ‘’guerra dello spianto ’’.

Va detto però che proprio quei tabacchi clandestinamente prodotti in riva al Brenta, i tabacchi ‘’Nostrani’’, erano i più cercati e richiesti nei salotti buoni della nobiltà veneziana.

Proprio questa elevata qualità del prodotto e la caparbietà dei valligiani portarono Venezia a scendere a patti con i coltivatori e nel 1763 vennero firmati i primi regolari contratti fra i rappresentanti del monopolio tabacchi della Serenissima Repubblica e i paesi di Valstagna, Oliero, Campolongo e Campese.

Una delle clausole di questi contratti prescriveva che si coltivasse solo la qualità locale, affermatasi in seguito come Nostrano del Brenta: un tabacco di specie Havana selezionato nei secoli per adattarsi al clima valligiano e lavorato sapientemente con particolari tecniche di macerazione ed essicazione ad aria.

I pregi del Nostrano e la sempre maggiore richiesta portarono i terreni di fondovalle a non essere più sufficienti, allora i coltivatori con immani fatiche cominciarono a strappare terreni coltivabili al fianco della montagna le cosiddette ‘’masiere’’, terrazzamenti costruiti con muretti a secco che danno vita ad un bellissimo paesaggio terrazzato.

Il tabacco divenne una monocoltura e cambiò l’aspetto fisico e sociale della valle raggiungendo nella seconda metà dell’800 il suo apice con più di 20milioni di piante messe a dimora nei terrazzamenti.

Dopo la Seconda guerra mondiale, per salvaguardare la filiera messa a dura prova dagli eventi bellici e dalla sempre maggiore emigrazione, venne costituito il Consorzio Tabacchicoltori Monte Grappa.

Il Consorzio da supporto ai soci coltivatori e custodisce le antiche pratiche di coltivazione e lavorazione che nei secoli si sono sviluppate.

Dal 2012 viene prodotto l’Antico Sigaro Nostrano del Brenta sapientemente lavorato a mano dalle sigaraie del consorzio, un prodotto di eccellenza che custodisce l’antica tradizione del Piffero del Brenta ovvero il sigaro che da sempre in modo clandestino è stato prodotto dai coltivatori di tabacco lungo le rive del Brenta.

Attualmente si producono 12 tipologie di sigari tutti realizzati manualmente con fascia e sottofascia ed impiegando tabacchi che hanno una stagionatura dai 3 ai 5 anni.

Grazie alla qualità del tabacco e alla capacità manifatturiera si è così salvato una maestranza che altrimenti sarebbe andata perduta e si è rilanciato una storia che ci accompagna oramai da più di quattro secoli e ancora a lungo ci accompagnerà…

la bella storia del tabacco Nostrano del Brenta.


CRISTIAN BERTONCELLO – Associazione Culturale Amici del Nostrano del Brenta









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