L’ITALIA, IL PAESE DEI POMODORI

 


Quando il Pomodoro sbarcò in Europa nel 1540, grazie al “conquistador” Hernán Cortés, che, tornando in patria, ne portò alcuni esemplari, non fu certamente accolto molto bene, ma solo come una curiosità botanica. In Italia, dove il rosso frutto giunse nel 1548 quando Cosimo de’ Medici ricevette un cesto di pomodori nati da semi donati alla moglie, Eleonora di Toledo, dal padre, Viceré del Regno di Napoli.

Anche qui il pomodoro non ebbe gran successo, ma fu considerato al massimo come oggetto ornamentale. Solo nel ’700, inizierà il periodo della sperimentazione alimentare che sfocerà nell’800 nella diffusione più ampia che noi oggi conosciamo.

Infatti oggi l’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodori (15,6%), preceduto solo dagli Stati Uniti (che però hanno ben altra superficie coltivabile!) mentre supera nettamente la Cina.

In particolare l’anno che si è appena chiuso ha visto una eccezionale produzione di questo frutto nel nostro Paese, certamente grazie anche a delle buone condizioni metereologiche, ma direi soprattutto ad una perfetta organizzazione della filiera produttiva dagli agricoltori ai trasportatori alle aziende di trasformazione.

La regia di questo coordinamento è stata merito soprattutto dell’“Oi Pomodoro del Nord Italia”, (presieduto da Tiberio Rabboni, già Assessore all’Agricoltura dell’Emilia–Romagna), che ha raccolto 3,9 milioni di tonnellate di pomodoro, a cui si aggiungono i 2,96 milioni di tonnellate del Centro-Sud (a cura di un’analoga OI).

Il compito dell’OI è stato quello, in un quadro di corresponsabilità, di assicurare il coordinamento tra fabbisogno delle industrie di trasformazione (che assorbono la maggior parte del prodotto) e la produzione agricola. Oggi il problema è semplicemente quello di riconoscere agli agricoltori un premio di produzione paragonabile a quello che ricevono i colleghi della Spagna (il nostro principale competitore) e di premiare le produzioni integrate e biologiche.

Un altro problema, in via di risoluzione grazie all’impegno dell’OI, è quello del “Ragnetto Rosso”, un acaro che minaccia la produzione del pomodoro. Riguardo a tale problema, fin dal 2019 è stato presentato il progetto “Psr Goi Idra”, cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna, a cui, oltre all’OI Pomodoro del Nord Italia, partecipa il Consorzio Agrario Terrepadane, l’Università Sacro Cuore di Piacenza, l’Op Ainpo, il Centro di formazione Tadini e quattro Aziende produttrici del Piacentino.

I risultati dell’importante ricerca verranno presentati alla fine della primavera di quest’anno, ma sembrano aprire ottime prospettive.

Dunque l’Italia si presenta come il Regno di Re Pomodoro, non solo per la quantità, ma soprattutto per la varietà e l’eccellenza della sua produzione, capace di soddisfare ogni esigenza gastronomica ad iniziare da quella dei Pizzaioli.

Gianluigi Pagano



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