La storia di Vidor

Il territorio comunale, ubicato in posizione particolarmente felice sulla sinistra del Piave, fu frequentato in epoca preistorica da gruppi di cacciatori, che qui trovavano varietà di possibili prede. Per quanto riguarda l'epoca preistorica, a conferma della presenza nel territorio di uomini ed animali, abbiamo i numerosi reperti riportati alla luce: manufatti in ceramica, reperti silicei e scheletri di animali ormai scomparsi, come i mammut ed i megaceri. Le scoperte archeologiche ci aiutano a ricostruire anche l'evoluzione degli insediamenti in epoca romana, grazie al rinvenimento di una necropoli, forse originatasi per la vicinanza di un presidio o di un punto di sosta presso il fiume e presso la via Claudia Augusta Altinate, il cui tracciato correva nelle vicinanze dell'attuale territorio comunale. Nel medioevo a ridosso del Piave sorsero un porto fluviale ed un castello, che dominava la pianura circostante e regolava l'acceso al ponte di barche sul fiume: verso gli inizi del XII secolo in prossimità del borgo fu eretta una Abbazia, poi affidata ai monaci benedettini che ebbero in custodia le reliquie di Santa Bona, riportate dalla Terrasanta dal conte Giovanni Gravone, reduce dalla Prima Crociata. Il castello risultò un presidio di grande importanza strategica e venne conteso da numerosi signori feudali; infine, agli inizi del Cinquecento, durante la guerra tra Venezia e la Lega di Cabrai, venne attaccato e rimase distrutto. Da tempo, però, il diritto di controllo dei transiti sul ponte era passato ai monaci di Santa Bona, che nel frattempo avevano favorito la rimessa a coltura delle terre attuando una intesa opera di bonifica e di deforestazione. Con la crescita del borgo si insediarono a Vidor altre comunità monastiche: già verso la metà del duecento era stato eretto il Pio Hospitale di Santa Maria dei Battuti, dove i viandanti e pellegrini potevano trovare rifugio. A partire dalla seconda metà del trecento alcuni frati si rifugiarono a Vidor per sfuggire alla gravissima pestilenza che infuriava in Treviso, occupando inizialmente una abitazione presso un capitello che custodiva una immagine della vergine. In seguito intorno all'immagine, considerata miracolosa, venne eretto un santuario ed un convento per i frati. Sotto il dominio della Serenissima Vidor perse l'antica importanza strategica e lentamente decadde, trasformandosi in un piccolo centro agricolo: rimase il ponte, che garantiva i collegamenti ed il passaggio di uomini e merci. Proprio al ponte sono legati alcuni drammatici avvenimenti che riportarono il nome di Vidor gli "onori" delle cronache durante la prima guerra mondiale: dopo la disfatta di Caporetto, per coprire la ritirata delle truppe venne minato il ponte di pietra che aveva da pochi anni sostituito il ponte di legno eretto nel 1871. Vidor venne così praticamente devastata e molti pregevoli edifici rimasero compromessi. Oggi Vidor è un importante centro vitivinicolo e si distingue particolarmente per la produzione del vino Prosecco: accanto a questa sono assai sviluppate le attività di tessitura e le officine meccaniche; recentemente si è potuto registrare una ulteriore crescita delle industrie e dell'artigianato.

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